Gurten festival 2008: Forever in my heart
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- Categoria principale: Concerti
- Creato Sabato, 29 Agosto 2009 15:12
- Ultima modifica il Mercoledì, 29 Maggio 2013 19:22
- Pubblicato Sabato, 29 Agosto 2009 15:12
- Scritto da Olly Olly Oxen Free
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Gurten festival - Forever in my heart
Setlist Gurten Festival, Berna, Svizzera 18 Luglio 2008 | |
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Passion's killing floor Right here in my arms Wings of a butterfly Wicked game The kiss of dawn Buried alive by love |
Poison girl Soul on fire It's all tears Sleepwalking past hope Join me in death Killing loneliness Rebel yel |
Di solito scrivere è facile, per me. Mi piace vedere, su un foglio bianco, i miei pensieri prendere vita e trasformarsi in un racconto. Ma stavolta non è affatto facile. Nonostante siano passati quasi sette mesi da quel giorno, neanche la magia delle parole scritte basta a raccontare un’esperienza che porterò con me finché vivrò. E’ una caldissima serata di luglio, quando io e le mie due compagne d’avventura ci troviamo alla stazione Termini di Roma, pronte ad affrontare una notte di viaggio. Siamo cariche come muli, visto che io e Pam passeremo la notte al camping del festival, con la nostra tenda nuova, comprata per l’occasione.
Dopo un viaggio tragicomico e dopo aver recuperato a Milano altre due nostre amiche, finalmente alle quattro del pomeriggio eccoci a Berna. Io e Pam, mentre le altre si sistemano in albergo, decidiamo di andare subito a Wabern, dove si tiene il festival, per montare la tenda e vedere com’è la situazione. E’ tardissimo e ormai non speriamo più nella prima fila, l’unico obiettivo è quello di trovare un posto da cui si veda bene lo schermo. Nessuna di noi vuole essere spintonata e schiacciata come a Firenze, stavolta l’idea è quella di goderci il più possibile il concerto, senza tentare di arrivare davanti.
C’è un pò di coda, all’ingresso. Iniziamo a sorridere come due deficienti già all’entrata, quando i nostri biglietti vengono scambiati con un braccialettino di stoffa rosa. In quel momento ancora non possiamo saperlo, ma tutte noi non ci separeremo da quel braccialetto per i mesi a venire. Il piazzale del camping è apparentemente strapieno. Pam ed io ci scambiamo un’occhiata che vale più di 100 parole: non possiamo perdere tempo! Montiamo (anzi lanciamo) la tenda in uno spazietto libero in mezzo alle altre, senza preoccuparci di un piccolo particolare la tenda è in discesa! Ce ne renderemo conto solo dopo il concerto, quando passeremo tutta la notte a cercare di dormire senza rotolare a valle! Nel frattempo, ci raggiungono le altre e finalmente siamo pronte a correre verso il palco.
Una rapida occhiata dal cancello che porta al backstage, e arriviamo in uno spiazzo praticamente deserto. C’è un palco, una band che suona, una decina di persone davanti alle transenne e una marea umana nel prato, a rilassarsi e prendere il sole. Ci scambiamo occhiate perplesse. Ok, abbiamo sbagliato palco, o forse festival, o forse gli HIM hanno disdetto il concerto e noi non l’abbiamo saputo. Mentre continuiamo a guardarci intorno decisamente incredule, Pam ed io decidiamo di toglierci il pensiero e di chiedere informazioni ad un ragazzo della security. Vede le nostre facce sconvolte e ci mostra sul cartellino che, proprio su QUEL palco, quello davanti a cui non c’è nessuno, tra appena 4 ore suoneranno i “nostri” HIM.
Con dei sorrisi che farebbero invidia alla pubblicità di un dentifricio, saltelliamo verso le altre, che dalle nostre facce hanno già capito tutto e iniziano a saltellare anche loro...bene, anche stavolta ci siamo fatte riconoscere!! Da lì in poi, è totale relax. Passiamo le prime tre ore sedute a chiacchierare e a prendere il sole, appoggiate alla transenna. Delle ragazze svizzere, in attesa dell’esibizione di Paolo Nutini, ci chiedono perplesse se davvero siamo arrivate dall’Italia per vedere gli HIM.
Ed è proprio quando Nutini sale sul palco che la folla comincia a compattarsi. Ma è solo quando vediamo, a lato del palco, le casse degli strumenti con la scritta “HIM” che ci rendiamo conto che manca poco, e che siamo davvero in prima fila. E’ ormai il tramonto quando i roadies iniziano a sistemare il palco. Applaudiamo via via il gigantesco heartagram che viene calato dall’alto, la batteria di Gas, il microfono viola. Aspettiamo spintoni e lividi che non arrivano, la folla è tranquilla anche quando le luci si accendono, il fumo si diffonde e parte il Blood Theme.
Ed eccoli: escono sul palco tutti insieme e di nuovo, come a Firenze, la prima cosa che vedo è il cappellino viola di Ville... e come al solito il mio cuore manca un paio di battiti. Ma niente in confronto a quel che succederà dopo. Fin dalle prime note di Passion’s killing floor e si capisce che i ragazzi sono in splendida forma. Un Ville sorridente e giocoso come non mai, non smette di scherzare con Linde e Migè e con il pubblico, a cui rilancia (in modo un pò maldestro) un pallone arrivato sul palco. Su Right here in my arms sposta il microfono verso il pubblico, guarda incredulo e compiaciuto una folla che è lì, ancora una volta, solo per loro. E’ poi il turno di Wings of a butterfly, Wicked game, una splendida The kiss of dawn. Ma è da Poison girl in poi, che la mia sanità mentale mi abbandona definitivamente. Evidentemente le nostre espressioni sono talmente ebeti che Ville non fa che guardare dalla nostra parte e sorridere, indicandoci perfino a Migè. Soul on fire e It’s all tears (Drown in this love) mi lasciano senza fiato... riesco a riprendermi un pò durante Sleepwalking past hope, ma il “peggio” deve ancora arrivare. E arriva con The funeral of hearts, arriva con un brevissimo (fortunatamente, altrimenti non credo sarei qui a raccontarlo) incrocio di sguardi e un sorriso. “Three little words and a question: why?”. Mi tremano le gambe, il cuore batte all’impazzata e neanche se usassi tutte le parole del mondo potrei riuscire a spiegare cosa ho provato in quel momento. Rebel yell è l’ultima canzone... e pur essendo lì, è come se non ci fossi. Si spengono le luci, i ragazzi salutano e lasciano il palco.... guardo Pam, Lally, Ila e Roby. “Ho bisogno di un muro” è l’unica cosa che riesco a dire, prima di accasciarmi quasi a terra. Grazie, Ville. 28 anni, un cervello e una laurea completamente vanificati da uno sguardo e da un sorriso.
di Sweetie_616 - Alessia
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